29 agosto 2007

II PARTO di “Tio ĉi posto pri Esperanto estas skribita nur en itala lingvo.” .... II PARTE di “Questo post sull'Esperanto è scritto solo in italiano.”

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(Segue dalla prima parte) Vedi sotto: http://fortikajxuloesperantablogo.blogspot.com/2007/08/tio-i-posto-estas-skribita-preska-nur.html

B) Introduzione (Seconda e ultima parte)

Ciò che andavamo descrivendo nella prima parte si è potuto verificare per il semplice fatto che L. L. Zamenhof è stato più intelligente e previdente di tanti altri ed ebbe già preventivato fin dall’inizio che la sua creatura divenisse la creatura di tutti, senza accampare egoistiche pretese di paternità assoluta e inviolabile; tanto meno facendosi condizionare da assurde “gelosie”.
A onor del vero, problemi ci sono stati anche per l’Esperanto, ma, a differenza di tanti altri analoghi esperimenti falliti, hanno prevalso le valutazioni condivise sulle rivalità, l’ideale comune sui personalismi.

Tanto è vero che nel 1905, a 18 anni dal suo celebre ”
Lingvo Internacia”, Zamenhof, dopo aver discusso insieme ai più importanti sostenitori dell’Esperanto del tempo durante il primo Congresso mondiale di Esperanto tenutosi in Francia a Boulogne sur Mer, pubblica a Parigi il “Fundamento de Esperanto”, nel quale si stabiliscono una volta per tutte i criteri di base imprescindibili della Lingua Internazionale, ma anche le linee di riferimento da seguire per la sua futura evoluzione, compreso l’aspetto “sociologico” che prederà il nome di Esperantismo. Nel “Fundamento" non furono certo trascurati i criteri di stesura dei vocabolari mondiali, tutti basati sulle 5 versioni del suo “Universala Vortaro” che, come la “Gramatiko” fu scritto in cinque lingue: Polacco, Russo, Francese, Inglese e Tedesco.

La prefazione del “Fundamento de Esperanto” recita infatti:

(Eo): "Nur iam poste, kiam la granda parto de la novaj vortoj estos jam tute matura, ia aŭtoritata institucio enkondukos ilin en la vortaron oficialan, kiel “Aldonon al la Fundamento”.

(It): "Soltanto in futuro, quando già la gran parte delle nuove parole saranno ormai del tutto sperimentate, qualche istituzione autorizzata le inserirà nel dizionario ufficiale, come “Aggiunte al Fundamento”.

Questa istituzione sarà la “Akademio de Esperanto”, già creata in embrione a Boulogne in quello stesso 1905;

http://it.wikipedia.org/wiki/Akademio_de_Esperanto

Conformi ai dettami del Fundamento, e facenti parte di esso, sono infatti le "Aggiunte Ufficiali" (Oficialaj Aldonoj) che, dal primo Congresso Universale ad oggi, sono state otto.

Da quel 1905 in poi, nessun convinto esperantista poteva più prescindere da tali criteri. E così è stato, seppure, come accennavo sopra, alcune brevi parentesi non proprio gloriose ci furono, per non parlare delle pagine vergognose e umilianti che qualche indegno “esperantita” scrisse durante il nazismo, ma su questo possiamo tranquillamente sorvolare.
Non per niente, l’auspicio che bisognava far prevalere lo spirito di collaborazione e di fratellanza fra tutti i popoli, e non l’odio e le divisioni, determinò la scintilla che ha fatto balenare nella testa di Zamenhof l’idea del progetto, e rappresentò il carburante necessario per far muovere in seguito la sua macchina linguistica in concomitanza con i suoi numerosi impegni in campo umanitario e pacifista. Fino alla morte avvenuta nel 1917 all’età di 57 anni.

B) Le Regole (Seconda e ultima parte)

6) Ii verbo esprime solo tre tempi e non si modifica secondo le persone e i numeri. Forme del verbo: il tempo presente prende la terminazione -as; il tempo passato -is; il tempo futuro -os; il modo condizionale -us; il modo infinito -i. Participi (con senso aggettivale o avverbiale): attivo presente -ant-; attivo passato -int-; attivo futuro -ont-; passivo presente -at-; passivo passato -it-; passivo futuro -ot-. Tutte le forme del passivo sono formate con l'ausilio della corrispondente forma dell'unico verbo ausiliare esti (essere) e del participio del verbo da esprimere; la preposizione che accompagna il passivo (complemento d’agente) è de.

7) Gli avverbi finiscono invariabilmente per -e; gradi di comparazione come per gli aggettivi.

8) Tutte le preposizioni reggono il nominativo.

9) Ogni parola si legge come è scritta col suono proprio di ciascuna lettera.

10) L'accento cade sempre sulla penultima sillaba o vocale.

11) Le parole composte sono formate dalla semplice unione delle parole (la parola principale segue per ultima); le finali grammaticali sono considerate come parole autonome.

12) In presenza di un'altra parola negativa, la negazione ne viene omessa.

13) Per indicare la direzione (moto a luogo), le parole ricevono la terminazione dell'accusativo -n.

14) Ogni preposizione ha un significato definito e costante; ma se dobbiamo usare una preposizione e il senso corretto non indica quale specifica preposizione dobbiamo usare, allora si usa la preposizione je, che non possiede significato autonomo. Invece della preposizione je si può anche usare l'accusativo -n senza preposizione.

15) Le cosiddette parole straniere, cioè quelle che la maggioranza delle lingue hanno preso da un'unica fonte, sono usate nella lingua Esperanto senza cambiamenti, solo ricevendo l'ortografia di questa lingua; ma tra diverse parole straniere formate dalla stessa radice originaria è meglio usare inalterata la parola fondamentale e formare le altre da quest'ultima secondo le regole della lingua Esperanto.

16) La vocale finale del sostantivo e dell'articolo può essere omessa e sostituita dall'apostrofo.


La "Internacia lingvo" (Lingua internazionale)
"Unua .libro" (Primo .libro) .stampato
. in. russo
a Varsavia nel 1887 e pubblicato da Zamenhof
con .lo .pseudonimo. di ."Doktoro .Esperanto".

Questa volta per una comparazione e per vedere degli esempi vi rimando al seguente indirizzo:

http://it.lernu.net/kursoj/fundamento/16.php

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26 agosto 2007

Tiu ĉi posto PRI ESPERANTO estas skribita preskaŭ nur en Itala lingvo (Parto I)_Questo post SULL’ESPERANTO è scritto quasi solo in Italiano (Parte I)

Mi skribas tiu ĉi posto preskaŭ nur en Itala lingvo, ĉar ĝi traktas de gramatikaj reguloj de Esperanto. Mi ĝuste nekredas ke mi povus doni lecionojn al kiuj jam leĝas, parolas kaj skribas la zamenhofan lingvon. Do ĉifoje mi min adresas nur al miaj tri italaj leĝantoj sen eĉ baza kono pri argumento.
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Scrivo questo post quasi soltanto in Italiano perché esso tratta delle fondamentali regole grammaticali della lingua Esperanto. Non credo proprio di poter dare lezioni a chi sa già leggere, scrivere e parlare la lingua di Zamenhof. Questa volta quindi mi rivolgo soltanto ai miei tre lettori italiani del tutto digiuni dell’argomento.

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Per non dilungarmi eccessivamente sarò costretto a dividere in due parti sia le note introduttive, sia la breve trattazione riguardanti le suddette regole.

A) Introduzione: (I parte)

Iniziamo col dire che L. L. Zamenhof, che era un buon conoscitore di lingue fin da giovanissimo, ha inteso seguire fin dall’inizio un preciso criterio: quello di eliminare tutto l’eliminabile, il superfluo, ciò che egli giudicava tale facendo continue comparazioni con moltissime lingue naturali, e scegliendo sempre le soluzioni grammaticali, lessicali e sintattiche più semplici purché efficaci. Senza rischiare quindi di creare una lingua monca o inespressiva. Sappiamo come egli ci sia riuscito perfettamente. E come le centinaia di linguisti di tutto il mondo che hanno ereditato il suo patrimonio rispettando i principi fondamentali da lui fissati (di cui accenneremo nella II parte), abbiano continuato per decine di anni, e continuano ancora, ad arricchire e perfezionare mirabilmente la creatura del poliglotta polacco.

Tanto che l’Esperanto è a tutt’oggi l’unica lingua ausiliaria pianificata pronta all’uso per tutti gli esseri umani in qualsiasi Paese del mondo. Perché da oltre un secolo essa è sperimentata costantemente da una crescente moltitudine di persone, fino a diffondersi in quasi tutti i Paesi del mondo dove oggi la studiano e la parlano alcuni milioni di individui in prevalenza autodidatti, a dimostrzione della sua facilità di apprendimento e della sua “funzionalità”. Ovviamente l’avvento di Internet sta accelerando questa diffusione. Io, con questo blog molto dilettantesco, spero di dare il mio contributo, seppure microscopico. (Segue nella II parte)

Da queste premesse e dalle altre che vedremo nella II parte, ne è scaturita una lingua che ha soltanto sedici regole grammaticali fondamentali e nessuna eccezione. Dobbiamo comunque dire che, nel corso dell’evoluzione dell’Esperanto, e in base ai moderni studi sull’insegnamento delle lingue, anche i fondamenti grammaticali dell’Esperanto sono divenuti più complessi, a ulteriore riprova del suo perfetto equipararsi alle più diffuse lingue naturali esistenti, ma lo spirito “essenzialistico” è rimasto lo stesso. A noi in fondo le alte specializzazioni accademiche non servono.

In questa prima puntata vediamo le prime 5 regole:

ALFABETO

A a, B b, C c, Ĉ ĉ, D d, E e, F f, G g, Ĝ ĝ,

H h, Ĥ ĥ, I i, J j, Ĵ ĵ, K k, L l, M m, N n,

O o, P p, R r, S s, Ŝ ŝ, T t, U u, Ŭ ŭ, V v, Z z.

A) Le Regole: (I parte)

1) L’articolo indefinito non esiste; esiste soltanto l’articolo determinativo invariabile la per tutti i generi, casi, e numeri.

2) Il sostantivo è caratterizzato dalla finale -o; per formare il plurale si aggiunge la finale -j. Esistono soltanto due casi: nominativo e accusativo; il secondo deriva dal nominativo con l’aggiunta dalla finale -n. Gli altri casi sono espressi mediante preposizioni.

3) L’aggettivo termina con la finale -a; casi e numeri come per il sostantivo. Il comparativo si forma con pli e la congiunzione ol; il superlativo con plej e la preposizione el.

4) I numerali fondamentali sono: nul, unu, du, tri, kvar, kvin, ses, sep, ok, naŭ, dek, cent, mil. Le decine e le centinaia si formano con la semplice unione dei numerali. Per indicare i numerali si aggiunge la finale dell’aggettivo -a; per i moltiplicativi il suffisso -obl; per i frazionari il suffisso -on; per i collettivi si aggiunge il suffisso -op; per i distributivi si usa la preposizione po. I numerali possono essere usati anche come sostantivi e avverbi.

5) I pronomi personali sono: mi, vi, li, (li riferito al genere maschile), ŝi (riferito al genere femminile). ĝi (riferito al genere neutro, per animali o cose), si (riflessivo), ni, vi, ili e oni (oni indefinito). In alcune espressioni poetiche o familiari il pronome di seconda persona singolare può essere ci. I pronomi e gli aggettivi possessivi si formano con l’aggiunta della finale -a dell’aggettivo. La declinazione è come per i sostantivi.
(Le altre 11 regole seguiranno prossimamente nella II parte)

Tra le tante pagine in rete, per consultare un’analoga spiegazione delle 16 regole (e confrontarle), ho scelto quella indicata da Wikipedia alla quale rimando:

http://digilander.libero.it/esperantovenezia/lingvo/lingua03.html

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17 agosto 2007

LA “AMASBUĈADO” DE LA VIRINOJ (el titolo de letero al hieraŭa “l’Unità”) /// LA “MATTANZA” DELLE DONNE (dal titolo di una lettera a “l’Unità” di ieri)

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Jes, eble ke la vorto "AMASBUĈADO, reprenita el letero al hieraŭa “l’Unità” estas iom forta, sed estas tiu kiu sen multaj vortludoj estas okazinte en ĉi tiuj tempoj en Italio kaj ankaŭ en aliaj Landoj samaj al nia.

Ankaŭ estas vere ke virinoj viktimoj de la plej kruelaj perfortoj far de viroj ĉiam ekzistis. Tre ofte ŝi estas viktimoj de samaj viroj kiuj kredis de ami aŭ de estis amintaj de “siaj” virinoj. Ofte estas junaj kaj junegaj virinoj kiuj nekapablis malkovri en la tempolimo ke tiu amo de kiu ŝi estis ricevantoj (aŭ pli bone estus diri : «obiektojn»), reale estis nur morbeca posedo. Ne hazarde mi skribis « siaj » inter citilojn.

Mi diris, ĉiam ekzistis krimoj contraŭ virinoj, kaj oni povus pensi ke nenion ŝanĝis. Kiel pli kaj pli ofte okazas, oni periode parolas de tio, la amaskomunikiloj ja fine ĉiuj adoptis saman perversan strategion: Ili sin ĵetis sur deĵortempan novaĵakaparon kiel falko sur sian predon; nun estas periodo de «murditaj virinoj » (ekskuzu krudecon) kiu estas vaste aŭdantara. Poste kiam la "bravaj ĵurnalistoj" trovos sciigojn kiuj havos ankoraŭ pli spektantaron, ili ne plu sin okupi de ĉi tiu ke mi ankaŭ nomis «amasbuĉado». Escepte de ĉion refari de la komenco kun la obseda rekantaĵo kiu estas ĝin mem signo de socio englutita en la moralan kaj kulturan defalon. Pli kaj pli “senekvilibra» socio.

Kiel bele se nenion estus ŝanĝinte! Bedaŭrinde oni spektas eskaladon de nekredeblaj perfortoj kompare de personoj kiu havas nur la malpravon de ami pli multe, aŭ de revi la veran amon kaj, kiel mi aludis, de nealveni je koncepti, ekskluditaj raregaj esceptoj, ĝis tiu punkto povas alveni la venĝa malamo en menso blindigita kaŭze ĵaluzon, kaŭze manio de fizika kaj pzika posedo de sia similulo. Estas viroj sukuboj de malvera komplekso de supereco kiu vidas nur en la perforto kaj en la venĝo la solvadon je siaj frustracioj, sed
ili fakte sin montras kiel mizerajn kazojn de uzo de bruta forto, frukto de granda psikologia malforteco. La virino mortas, sed paradokse restas ŝin la plej fortan.

Ĉu vi pensas pri tio ?

Sì, forse il termine "MATTANZA", ripreso da una lettera di ieri a “l’Unità”, è un po’ forte, ma è quello che senza tanti giri di parole sta avvenedo di questi tempi in Italia e anche in altri Paesi simili al nostro.

E’ anche vero che donne vittime delle violenze più efferate da parte degli uomini ci sono sempre state. Spessissimo vittime degli stessi uomini che credevano di amarle o di averle amate le “loro” donne. Spesso giovani e giovanissime donne che non hanno saputo scoprire in tempo che quell’amore di cui erano destinatarie (o meglio sarebbe dire: “oggetti”), in realtà era soltanto morboso possesso. Non a caso ho scritto “loro” tra virgolette.

Dicevo, ci son sempre stati crimini contro le donne, e si potrebbe pensare che nulla è cambiato. Come sempre più spesso accade, se ne parla a periodi, i media ormai hanno adottato tutti la stessa strategia perversa: si gettano sullo scoop di turno come il falco sulla preda; adesso è il periodo delle “donne ammazzate” (scusate la rudezza) che fa tantissimo audience. Poi quando i “bravi giornalisti” troveranno notizie che fanno più audience ancora, non si occuperanno più di questa che anch’io ho chiamato “mattanza”. Salvo poi ricominciare da capo in un tormentone ossessivo che è esso stesso indice di una società in preda al degrado morale e culturale. Una società sempre più “squilibrata”.

Magari fosse che non sta cambiando niente! Purtroppo si assiste ad una escalation di violenze incredibili nei confronti di persone che hanno solo il torto di amare di più, o di sognare l’amore vero e, come accennavo, di non arrivare a concepire, salvo rarissime eccezioni, fino a che punto può arrivare
l’odio vendicatore in una mente accecata dalla gelosia, dalla mania del possesso fisico e psichico di un proprio simile. Sono uomini dominati da un falso complesso di superiorità che vedono solo nella violenza e nella vendetta la soluzione alle loro frustrazioni, ma si rivelano in realtà dei miseri casi di uso delle forza bruta, frutto di una grande debolezza psicologica. La donna muore, ma paradossalmente resta lei la più forte.

Voi cosa ne pensate?

16 agosto 2007

Vittorio Messori: "HIPOTEZO PRI JEZUO",1976. (Distance dialogo inter amikoj) .... V. Messori: "IPOTESI SU GESU'",1976. (Dialogo a distanza tra amici).


En sia lasta posto, caramella fondente (fandobombono), mia blogamikino, raportis intervjuon de Jakobo Galeazzi de (ĵurnalo) “La Stampa” a Vittorio Messori. Dialogo kiu deĉenigis justege sian “INDIGNON”.

Vidu: http://caramella-fondente.blog.kataweb.it/2007/08/15/indignazione/#comment-1382 http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200708articoli/24635girata.asp

La argumento de la posto kaj unu komento speciale vekis mian intereson por ĵurnalisto kaj verkisto Viktorio Messori, poste ke mi ekrimarkis de kiom li ŝanĝus lin kompare je cirkaŭ tridek jaroj antaŭe kiam li skribis sian libron-enketon “HIPOTEZO PRI JEZUO” kiun mi leĝis en la jaro 1978. La komento al kiu mi rilatas estis tiu de alia kara blogamiko: Luĉiano Comida (Il ringhio di Idefix), kiu, pri la posto de fandobombono tiel komentis:

“Messori skribis, antaŭe multaj jaroj, belan libron, “ENKETO PRI JEZUO”, katolikan sed kuraĝan eseon, malfermitan al la laika kaj progresema kulturo. Poste laŭgrade li prenis integrisman drivon tutmalkvietigan kaj dekstraflankan. Mi memoras ke en Tv ĉe Augias (ĵurnalisto), li parolinte de familio de Jezuo kaj precipe de Jozefo, Messori diris: “Ne estis povraj. Li estis entreprenisto”. La fama komandoro Jozefo. Ĉi tiuj lastaj asertoj de Messori ŝajnas hororaj al mi, fruktoj de deliro de sakristio invadita de tro incenso, asertoj faritaj spite al laika kaj liberala kulturo, asertoj kiuj elvokas naŭzon. Antaŭe cirkaŭ dek jaroj, laŭlonge de mia irvojo ekde agnostikismo direkte konvertiĝo al kristanismo, Messori estis finofara por elektigi al mi la Valdanulojn kaj ne la Katolikuloj.”

Miavice mi, memorinte de estis leginta de tiu libro, rekte tiel respondis al Luĉiano:

“Tiu libro ne plaĉis al mi. Nek la lingvon, ŝajnis ankaŭ ĝin intence faritan por ne tutsimple komprenigi, nek super ĉio la enhavon. Tio ke min multe impresas leginte vian komenton estas ke al mi faris kontraŭan efikon: mi jam estis laŭlonge la vojo de agnostikismo kaj se ekzistis motivon kiun donis al mi definitivan antaŭenpuŝon, eble ĝi estis tiu libro.
Mi estas en akordo pri la cetero de via komento.”


Kaj tui poste tiel:

“Mi iris revidi tiun libron. Estas malgranda erareto ĝi titoliĝas “HIPOTEZO PRI JEZUO”. Eld. SEI, 1975. Mi malkovris ke mi leĝis ĝis la paĝo 166 (de 312, duonon libron). Ankoraŭ estis interne de ĝi legosigno de tiu epoko. Jes mi trovis ĝin pezan. Necesus releĝi ĝin, sed sincere mi volus doni prioritaton al tiu de Augias kiu ŝajnas al mi titoliĝus juste “ENKETO PRI JEZUO”.

Nun mi decidis de mallonge konkludi nian dialogon ĉi tie en mia blogo, min teninte sur la spuro de sensacoj kiuj elvokis al mi la repreno enmane de tiu libro kaj la strangan (ne tamen tioma) metamorfozon kiun faris ne nur Messori, sed, mi ekkonscias, ankaŭ mi mem. Kaj tiam mi daŭrigas dialogi kun Luĉiano ĉe “mia posteno”.

“Vi pravu, Luĉiano! Mi releĝinte kaj plukinte tien kaj tien, tiu libro fakte estas bela; speciale se ni komparas ĝin kun enhavo de intervjuo menciita far fandobombono. Sendube antaŭ tridek jaroj (mi eraris je fingrumi: ’76 ne ’75) mi neestis en la kondiĉoj por apreci ĝin. Mi estis juna, vi estis junega, sed vi sciis vidi pli bone ol mi. Neestas dubo.
Mi releĝinte antaŭparolon de Luĉio Lombardo Radice,
antaŭ nelonge ŝajnis al mi de imagi nin du: mi sur ies loko de “maljuna” L. L. Radice, vi sur ies loko de “juna” V. Messori, kiuj, kun la necesaj proporcioj, sed kun sama afableco kaj sama amikeco, ni mallonge dialogis pri la temo kiu ofte aperas en la blogoj kiuj ni frekventas: “Jezuo, estas Homo aŭ Dio?” Kaj mi pli bone komprenis aferon kiun mi jam havis en mia menso: ke ni du estas sur malsamaj trakoj kiuj tamen kuras proksimegaj. Estus sufiĉe malgranda trakforko kaj ni trovus nin sur sama «linio». Ĉu sur kiu elemento povus troviĝi ĉi tiun trakforkon? Demando je cent milionoj! Tie estas mistero. Tie estas ke L. Radice kaj Messori, kiel Irnerio kaj Luĉiano preskaŭ flugtuŝas sin sed ili netuŝas sin kaj eble iam netuŝos sin.
KIO ESTAS KE TION MALEBLIGAS ? Ĉi tiu estas malfacila demando kiu mi faris al mi kaj al vi, amika
Luĉiano".

Mi dankas fandobombonon por la sugesto.

Nell’ultimo post, caramella fondente, una mia amica di blog, ha riportato un’intervista di Giacomo Galeazzi de “La Stampa” a Vittorio Messori. Un dialogo che ha scatenato più che giustamente la sua "INDIGNAZIONE".

Vedi: http://caramella-fondente.blog.kataweb.it/2007/08/15/indignazione/#comment-1382 http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200708articoli/24635girata.asp

L’argomento del post e un commento in particolare ha risvegliato il mio interesse per il giornalista scrittore Vittorio Messori poiché mi sono reso conto di quanto egli sia cambiato rispetto a circa trent’anni fa quando scrisse il suo libro inchiesta “IPOTESI SU GESU’” che lessi nel 1978. Il commento cui mi riferisco era quello di un altro caro amico di blog: Luciano Comida (Il ringhio di Idefix), il quale, al post di caramella (vedi il rimando), aveva commentato così:

“Messori scrisse, tanti anni fa, un bel libro, INCHIESTA SU GESU’, un saggio cattolico ma coraggioso, aperto alla cultura laica e progressista. Poi pian piano ha preso una deriva integralista del tutto inquietante e di destra. Ricordo che in televisione da Augias, parlando della famiglia di Gesù e di Giuseppe in particolare, Messori disse: “Non erano poveri. Lui era un imprenditore
Il famoso cumenda Giuseppe.
Queste ultime affermazioni di Messori mi sembrano orrende, frutto di un delirio da sacrestia invasa da troppo incenso, affermazioni fatte in odio alla cultura laica e liberale, affermazioni che suscitano disgusto.
Una decina di anni fa, nel mio cammino dall’agnosticismo verso la conversione al cristianesimo, Messori fu decisivo a farmi scegliere i valdesi e non i cattolici.”

A mia volta io, ricordando di aver letto quel libro, risposi direttamente a Luciano così:

“A me quel libro non piacque. Nel linguaggio, sembrava anche quello fatto a posta per non fare capire fino in fondo, ma soprattutto nel contenuto. La cosa che mi colpisce molto leggendo il tuo commento è che a me ha fatto l’effetto opposto: ero già da tempo sulla via dell’agnosticismo e se c’è stato un fattore che mi ha dato la spinta definitiva, forse è stato quel libro.

Concordo sul resto del tuo commento.”

E subito dopo così:

”Sono andato a rivedere quel libro. Piccolo lapsus, s’intitola “IPOTESI SU GESU’”. Ed. SEI, 1975. Ho scoperto che ero arrivato a pag. 166 (su 312, la metà). C’è ancora un segnalibro dell’epoca. Sì, l’avevo trovato pesante. Sarebbe da rileggerlo, ma sinceramente vorrei dare la precedenza a quello di Augias che mi pare s’intitoli proprio “INCHIESTA SU GESU’”.

Ora ho deciso di concludere brevemente il nostro dialogo in questo mio blog, sulla scia delle sensazioni che mi ha suscitato la ripresa in mano di quel libro e la strana (non poi così tanto) metamorfosi che ha fatto non solo Messori, ma, mi rendo conto, anche il sottoscritto. E allora continuo a dialogare con Luciano dalla “mia postazione”.

“Hai ragione tu, Luciano! A rileggere spizzicando qua e là, quel libro in realtà è bello; bellissimo se confrontato con il contenuto dell’intervista citata da caramella. Evidentemente trent’anni fa (ho sbagliato a digitare: ’76 non ‘75) non ero nelle condizioni per apprezzarlo. Io ero giovane, tu giovanissimo, ma hai saputo vedere meglio tu. Non c’è dubbio.
Rileggendo la prefazione di Lucio Lombardo Radice, mi è sembrato poco fa di immaginare noi due: io nei panni del “vecchio” L. L. Radice, tu in quelli del giovane V. Messori che, con le dovute proporzioni, ma con la stessa affabilità e con la stessa amicizia, dialogavamo brevemente sul tema che ricorre spesso nei blog che frequentiamo: “Gesù, era Uomo o Dio?” E ho capito ancora meglio una cosa che già avevo in mente: che noi due siamo su due binari diversi che però corrono vicinissimi. Basterebbe un solo piccolo scambio e ci troveremmo sulla stessa “linea”. Su cosa si possa basare questo scambio? Domanda da cento milioni! E’ lì il mistero! E’ lì che L. Radice e Messori, come Irnerio e Luciano quasi si sfiorano, ma non si toccano e forse non si toccheranno mai.
COS’È CHE LO IMPEDISCE? Questa è la difficile domanda che mi faccio e che ti faccio, amico Luciano”


(Ringrazio caramella fondente per lo spunto.)


14 agosto 2007

Proksimaj kaj malproksimaj geamikoj: BONAN MEZAŬGUSTON FESTOTAGON AL ĈIUJ ! - Amici vicini e lontani: BUON FERRAGOSTO A TUTTI !

SAMA PLAĜO SAMA MARO.

Imago el / Immagine da:
http://maurobiani.splinder.com/archive/2006-08
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10 agosto 2007

10.AŬGUSTO 1867 (Johano Pascoli: 1855-1912) ......................................................... 10 AGOSTO 1867 (Giovanni Pascoli: 1855-1912)

X - Aŭgusto.


San Lorenco, mi scias ĉar tiel multaj

da steloj en l’aero trankvila

ardas kaj falas, ĉar tiel granda plorado

en la konkava ĉielo brilegas.


Revenis hirundo al tegmenton;

oni mortigis ŝin: ŝi falis inter veproj;

ŝi havis en la beko insekton:

vespermanĝon de siaj gehirundidoj.


Nun ŝi estas tie, kiel en kroco, kiu tendas

tiun vermon al tiu ĉielo lontana;

kaj sia nesto estas en lo ombro, kiu atendas,

kiu pli kaj pli malforte kvivitas.


Ankaŭ homo revenis al sia neston;

oni murdis lin; diris: Pardonu;

kaj restis en siaj malfermitaj okuloj krion:

li portis du pupojn donace... .


Nun tie en la ermita hejmo,

oni atendas, atendas vane;

senmova, fiksarigarda li montras

la pupojn al ĉielo lontana.


Kaj vi Ĉielo, de supre la mondoj

serenaj, senfina, senmorta,

ho! de plorado de steloj vi inundas

ĉi tiun de Malbono opakan atomon.


.......................................... Johano Pascoli












X - Agosto.


San Lorenzo, io lo so perché tanto

di stelle per l’aria tranquilla

arde e cade, perché sì gran pianto

nel concavo cielo sfavilla.


Ritornava una rondine al tetto;

l’uccisero: cadde tra spini;

ella aveva nel becco un insetto:

la cena dei suoi rondinini.


Ora è là, come in croce, che tende

quel verme a quel cielo lontano;

e il suo nido è nell’ombra, che attende,

che pigola sempre più piano.


Anche un uomo tornava al suo nido;

l’uccisero, disse: Perdòno;

e restò negli aperti occhi un grido:

portava due bambole in dono… .


Ora là nella casa romita,

lo aspettano, aspettano invano;

egli immobile, attonito, addita

le bambole al cielo lontano.


E tu, Cielo, dall’alto dei mondi

sereni, infinito, immortale,

oh! d’un pianto di stelle lo inondi

quest’atomo opaco del Male!


.....................................Giovanni Pascoli

5 agosto 2007

MI KOPIAS ĈI VOKON EL KOMENTOJ PRI BLOGO DE N. GIORDANO (http://nicolagiordano.blogspot.com/) COPIO QUESTO APPELLO DAI COMMENTI AL BLOG DI N. GIORDANO

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Saluton,
mi nomiĝas Riccardo Pio D'Avanzo, naskiĝis en la 24 septembro de la jaro 2003 kaj loĝas en Spezzano Albanese (CS - Italio).
Mi estas tenerega kaj belega infano, sed tre, tre malsana; kaj kial motivo do?
Kauze traŭmaton ke mi eltenis dum naskiĝo, mi estis trafita de maloftega malsano: la Sindromo de West kaj pro ĉi tiuj malbelaj malfeliĉoj kiuj okazis al mi..., mi neparolas, nepaŝas, nesubtenas mian kapon kaj mi estas nutrita per gastra sondilo. Ekzistas en Florido ion kiun povus plibonigi mian vivkvaliton kaj kie aliaj infanoi kiel mi havis netan pliboniĝon; temas pri oksigena terapio, sed, ve al mi, estas multekosta, oni necesas cirkaŭ de 300.000 da euroj je ĉiu jaro kai mi devus fari ĝin dum tre jaroj almenaŭ.
Por mi kaj por miaj gepatroj estas nur revo, sed kun via helpo povus deveni realecon.
Helpu min je realigi la vojaĝon de la espero! Mia estonto estas en viaj manoj.
Por scii kiel vi povas helpi min telefonu al mia patrino Turchio Giulia: 0981.954632 / p.bla telefoneto: 3470084629.

e-mail: riccardopio@yahoo.it
Aŭ vizitu mian blogon: http://riccardopio.blog.tiscali.it/
Aŭ mian retejon:
http://riccardopio.altervista.org/index.html

Dankon!


Sabato, 4 aŭgusto, 2007.
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Ciao,
mi chiamo Riccardo Pio D'Avanzo, sono nato a Castrovillari il 24 settembre 2003 e abito a Spezzano Albanese (CS).
Sono un bimbo dolcissimo e bellissimo, ma tanto, tanto malato; e per quale motivo?
A causa del trauma che ho subito alla nascita, sono stato colpito da una malattia molto rara: la sindrome di West, e per queste brutte disgrazie che mi sono successe..., io non parlo, non cammino, non reggo la testa e vengo alimentato tramite un sondino gastrico.
Esiste qualcosa in Florida che potrebbe migliorare di molto la qualità della mia vita e dove altri bimbi come me hanno avuto un netto miglioramento; si tratta dell'ossigeno terapia, ma ahimè, è troppo cara, ci vorrebbero circa 300.000 euro per un anno e io dovrei farla almeno per 3 anni.
Per me e i miei genitori è solo un sogno, ma con il vostro aiuto potrebbe diventare realtà. Aiutatemi a realizzare il viaggio della speranza! Il mio futuro è nelle vostre mani.
Per sapere come potete aiutarmi telefonate alla mia mamma Turchio Giulia: 0981.954632 / cellulare: 3470084629.

e-mail: riccardopio@yahoo.it
Oppure visitate il mio blog: http://riccardopio.blog.tiscali.it/
O il mio sito: http://
riccardopio.altervista.org/index.html

Grazie!

Sabato, 4 agosto 2007.